Archive for the ‘Immigrazione’ Category

“Basta con l’Italia ventre molle del Mediterraneo”

giovedì, Maggio 4th, 2023

Alberto Giannoni

Riccardo De Corato, da sempre esponente della destra, dirigente di Fratelli d’Italia fin dalla sua fondazione, a settembre è tornato alla Camera, vicepresidente di commissione Affari costituzionali e ora relatore del decreto Cutro, passato ieri. Avete posto la fiducia per evitare sorprese?
«C’erano decine e decine di iscritti a parlare e 900 emendamenti. La sinistra era pronta a dar battaglia con i suoi interventi cliché, dopo i danni che ha fatto. Perfino l’assessore milanese Granelli ha dichiarato che i Cpr devono essere adeguati, i suoi l’hanno sconfessato. Ma dovranno prendere atto della realtà, anche Sala è intervenuto sui minori stranieri che strabordano nei centri».
Sono tutti a carico dei Comuni.
«Che non ce la fanno più. Anche il sindaco di Cremona ha denunciato questo problema. Majorino (l’eurodeputato Pd responsabile Immigrazione della segreteria Schlein, ndr) che non conosce la situazione dice: “Redistribuirli”. Ma come? Quando ero assessore regionale ricevevo proteste da tutti i Comuni. Mi scrisse una ong che li assisteva: “E chi l’ha detto che sono minori?” mi chiedevano. Non solo, nei centri spesso compiono atti pesanti, delinquono.
Perfino il sindaco Sala ha riconosciuto questi problemi».

Nel decreto c’è questo?
«C’è il tema immigrazione. Il tema è bloccare gli arrivi, e gli scafisti, altrimenti pestiamo l’acqua nel mortaio. Ma vi sembra normale che siano partiti dalla Turchia, a poche ore dalla Grecia, per arrivare fino in Calabria impiegando due giorni in più?
Perché? Sanno che la Grecia non li prende più e che l’Italia li ospita».
È stata ventre molle d’Europa.
«Lo è, e il decreto interviene su questo. Altro tema è sensibilizzare l’Europa che, fino a Lamorgese, ci ha preso per i fondelli, anche con quel vertice di Taormina. Redistribuire?
Ma quando? La premier Giorgia Meloni ha incontrato il cancelliere austriaco ed è il primo tema che è stato questo. Pensi che la Francia ha mandato 150 uomini a Ventimiglia.
Al Brennero lo stesso. La Svizzera non ne parliamo. Li fanno scendere al binario 1 e li ricaricano sul 2».
Dicono che la destra è razzista.
«Io abito in una parallela di via Padova. Se esci, o prendi un mezzo pubblico, dici: “Sono a Milano?”.
Venga in periferia chi lo dice. E Sala che ora pone quel problema, è razzista pure lui? Ma ci rendiamo conto?
E i Cpr: non sono carceri, hanno una funzione. Costano, ma insomma, in Italia ci sono 6 milioni di immigrati, nel Milanese 493mila regolari, più 50mila irregolari. L’illegalità è un problema o no? Ci sono quartieri persi nelle città. A San Siro sono tutti abusivi ormai».
C’è appena stata la prima sentenza sulle molestie in Duomo. Lei per primo le denunciò.
«Da dove arrivavano? Dobbiamo ringraziare la pm Mannella per il suo lavoro».
Tornando al decreto sarà un passo avanti decisivo, garantisce lei.

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“I 40mila sbarcati? Un amaro antipasto. Il peggio arriverà con il bel tempo”

lunedì, Maggio 1st, 2023

Fabrizio De Feo

Ministro Nello Musumeci, lei a Catania ha detto che sull’emergenza sbarchi «ancora non abbiamo visto niente».

«Spero di sbagliarmi ma l’allarme nasce da due considerazioni: lo storico degli ultimi 10 anni conferma come i movimenti maggiori si determinino tra luglio e settembre. Poi la condizione della Tunisia che è particolarmente grave, la nuova rotta della Cirenaica e il grande punto interrogativo della rotta turca perché non è da escludere che il calvario di Cutro possa diventare una nuova rotta. Senza dimenticare la rotta dei Balcani. Tutti questi elementi fanno pensare che i 40mila arrivati dal primo gennaio siano soltanto un antipasto amaro».

Lei invoca anche una reale collaborazione dell’Unione Europea. Pensa che Bruxelles questa volta si muoverà?

«Essere diffidenti o scettici è un diritto più che giustificato. Inutile nasconderci dietro un dito. Da 20 oltre anni l’Europa non ha una politica seria per il Mediterraneo. Abbiamo consentito che i veri padroni dell’Africa diventassero i cinesi e i russi. Sarebbe scorretto non prendere atto che da Bruxelles sono arrivati segnali verso gli appelli lanciati dal presidente Meloni. Che si possano tradurre in azioni concrete lo vedremo nelle prossime settimane».

Non sarebbe interesse dell’Europa intervenire?

«Certamente, se vuole riprendere un minimo di protagonismo nel Mediterraneo. Sottoscrivere accordi con i Paesi di partenza anche con impegni finanziari come fatto con la Turchia, rivedere il trattato di Lisbona, ormai vecchio di 33 anni, impedire la partenza di questi nostri fratelli disperati dopo avere neutralizzato la mafia degli scafisti significa definire un nuovo metodo di flussi. Gli immigrati possono arrivare in Europa in sicurezza senza pagare la tangente e con un minimo di abilità professionale con cui inserirli nei cicli produttivi delle imprese non solo italiane».

Lo stato di emergenza può essere utile?

«L’11 aprile si è determinato un ingolfamento assolutamente preoccupante che ha rischiato di determinare un collasso del sistema dell’accoglienza. Dichiarare lo stato di emergenza nazionale per calamità umanitaria è stata una necessità. Non è un toccasana, non è la soluzione, è uno degli strumenti operativi di cui c’è bisogno per evitare che queste persone disperate debbano vivere negli hotspot in condizioni di ulteriore disagio. Spero, anzi sono certo che i presidenti di regione faranno rete per offrire, ove necessario, strutture di accoglienza, senza più grandi concentramenti tipo Cara di Mineo, ma con una distribuzione più diffusa».

Pnrr, revisione del Patto di stabilità, immigrazione. È nel rapporto con l’Europa la chiave del futuro del governo Meloni?

«No, non sarei così drastico. Giorgia Meloni è riuscita a conquistare attenzione da parte dell’Ue molto meglio e più di alcuni suoi predecessori. Tanto il Pnrr quanto il Patto di Stabilità sono temi assai delicati al tavolo europeo su cui stiamo operando d’intesa con i colleghi Giorgetti e Fitto. Serve grande senso di responsabilità perché si tratta per il Pnrr di denaro ottenuto in prestito le cui rate di rimborso peseranno sulla testa dei nostri figli e nipoti».

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Migrante con la protezione speciale accoltella poliziotto

domenica, Aprile 30th, 2023

Mario Benedetto

Ha aspettato sotto casa il poliziotto che lo aveva arrestato alcune settimane prima, per accoltellarlo. Il tutto risiedendo in Italia con un permesso di soggiorno per protezione speciale. La storia del 23enne ivoriano, tratto per l’ennesima volta in arresto nell’occasione citata con l’accusa di tentato omicidio, arricchisce il dibattito sviluppatosi sulla questione, evidenziando le ragioni della messa in discussione dell’istituto. Oltre a rappresentare una delle tante storie che ha a che vedere con la disciplina degli ingressi nel nostro Paese e con la situazione recidive di reati con cui le forze dell’ordine hanno quotidianamente a che fare, mettendo a rischio la propria incolumità.

Utile ricostruire la storia giuridica e criminale dell’aggressore, con più di un precedente, la cui domanda di protezione internazionale alla questura di Palermo risale al 12.02.2018. In essa aveva dichiarato di essere sbarcato a Lampedusa ben un paio d’anni prima, precisamente il 23.01.2016. Richiesta rigettata il 30.07.2018 dalla commissione territoriale di Palermo, considerata l’assenza del fondato timore di trattamenti persecutori nei suoi confronti e di gravi motivi di carattere umanitario.

Dunque non sussistevano i presupposti per il riconoscimento dello status di rifugiato o dello status di protezione sussidiaria e umanitaria. Segue un ricorso del richiedente alla sezione specializzata del Tribunale civile che, con decreto del 24.10.2019, rigettava la richiesta dello status di rifugiato o la protezione sussidiaria in virtù dell’assenza delle condizioni che li giustificassero quali persecuzioni o rischi di danno o minaccia grave individuale.

Al contempo, però, il Tribunale gli riconosceva il diritto a un permesso di soggiorno per protezione speciale ai sensi dell’art. 1, comma 9 del d.l. 113/18 in virtù delle prove fornite dal richiedente circa il proprio positivo inserimento e radicamento nel tessuto economico-sociale dello Stato italiano, raggiunto tra l’altro mediante l’impegno profuso nello studio. Il 30.10.2019 la Commissione Territoriale prendeva atto della decisione del Tribunale e la Questura rilasciava il permesso con scadenza 23.12.2021. Protezione speciale rinnovata sino al dicembre 2023: l’Italia, e non la Costa d’Avorio, costituiva «il principale centro di interessi del richiedente».

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Più sbarchi, più criminali. Ad aprile oltre 8mila arrivi

domenica, Aprile 23rd, 2023

Fausto Biloslavo

L’orribile stupro di una bambina di 9 anni in un Centro per i richiedenti asilo, la violenza sessuale di un egiziano regolare su un treno, l’ennesimo terrorista camuffato da migrante e sbarcato a Messina per non parlare degli afghani ospitati da noi che parteggiano per i talebani. Non bisogna mai generalizzare e fare di tutta l’erba un fascio, ma l’impennata degli arrivi illegali porta a casa nostra gente di tutti i generi compresi criminali, violentatori e terroristi.

Ovviamente ce ne sono anche fra gli italiani, ma con l’aumento degli sbarchi sarà sempre più difficile controllare l’arrivo di delinquenti, jihadisti e per un semplice calcolo delle probabilità evitare episodi di violenza sessuale. La squadra mobile ha arrestato ieri un migrante del Camerun di 38 anni ospite nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. Lo stesso Cara ospita una famiglia con una bambina di 9 anni, che sarebbe stata violentata dall’uomo quando i genitori l’hanno lasciata sola. Nel Cara ci sono circa 800 persone.

Il 5 aprile a bordo del treno regionale Varese-Treviglio un pizzaiolo egiziano, regolare in Italia e incensurato, avrebbe abusato di una 21enne toscana. La violenza sessuale aggravata, secondo l’accusa, sarebbe avvenuta con «una certa premeditazione ed efferatezza». L’egiziano è finito in carcere, ma nega di aver approfittato della giovane italiana.

Se il presunto stupratore vive in Italia da tempo un terrorista siriano è sbarcato l’11 marzo a Messina grazie all’intervento della Guardia di Finanza in soccorso di un natante con 93 migranti. Tutti pachistani, egiziani e siriani, compreso il comandante intermedio del gruppo jihadista Jabat al Nusra, ex Al Qaida, che si era camuffato da migrante. E aveva pagato fra i 6mila e 9mila euro per salpare con il barcone dalla Cirenaica. La Digos l’ha scoperto, ma quanti sono riusciti a passare o arriveranno con gli aumenti degli sbarchi?

«Diversi afghani soprattutto di etnia pasthun sono filo talebani e inveiscono contro gli Stati Uniti attaccando pure l’Italia che li ospita. Lo fanno apertamente sui social» rivela uno degli ex interpreti del nostro contingente, che abbiamo evacuato da Herat.

Se continueremo con i numeri di marzo quando sono arrivati 13.263 persone, dieci volte tanto rispetto allo stesso periodo del 2022 o aprile che segnala già 8.720 sbarchi, a fine anno verranno superati i 138mila previsti all’inizio della primavera. Da gennaio sono già arrivati 35.085 irregolari, quattro volte in più rispetto allo scorso anno. E le nazionalità sono sempre più africane (Costa D’avorio e Guinea primi in classifica) oltre a egiziani, tunisini, pachistani e cittadini del Bangladesh.

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Caracciolo inchioda l’Ue: “Eccesso di ipocrisia”, come si fermano gli sbarchi

venerdì, Aprile 21st, 2023

Francesco Forgione

Al centro dell’ultima puntata di Agorà, programma in onda su Rai3 condotto da Monica Giandotti, c’è il tema dell’immigrazione. Recentemente il capogruppo del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, ha prospettato l’utilizzo di muri a difesa dei confini europei per arginare il flusso migratorio nei paesi UE. Le parole del rappresentante del più numeroso gruppo nel Parlamento europeo hanno fatto discutere e non poco, sull’argomento si è espresso ai microfoni di Agorà Lucio Caracciolo, direttore della rivista geopolitica Limes: “C’è un eccesso di ipocrisia, si pensa che l’immigrazione di massa si possa risolvere costruendo la Grande Muraglia cinese”. E continua: “non funziona così e fortunatamente in Italia non è una soluzione praticabile”. Secondo il direttore di Limes il problema è l’egoismo degli stati europei: “Ciascuno cerca di scaricare sugli altri il problema, ognuno protegge i propri interessi provocando conflitti”. Insomma, da quello che emerge, l’Italia si trova isolata senza la solidarietà delle altre nazioni: “O il problema delle migrazioni lo affrontiamo noi, oppure se aspettiamo che ci aiutino gli altri si fa notte”. Ma cosa può fare l’Italia per gestire i numerosi sbarchi? Caracciolo spiega che: “Dobbiamo cambiare una legge vetusta come la Bossi-Fini e creare dei percorsi per entrare regolarmente in Italia”.

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Dal Patto di Dublino alle regole sull’asilo. Ecco le “norme preistoriche” citate da Mattarella

mercoledì, Aprile 19th, 2023

Fausto Biloslavo

«Le norme preistoriche» dell`Unione europea stigmatizzate dal capo dello Stato, Sergio Mattarella riguardano il sorpassato e vetusto Trattato di Dublino su asilo e prima accoglienza. Però ci sono altri legacci europei fuori tempo, che non fanno parte del pensiero del Presidente, ma sono un chiaro ostacolo, in alcuni casi pure ideologico, al funzionamento della Ue e ad un`efficace politica sull`emergenza migranti.

Mattarella, a Varsavia, ha detto una grande verità dichiarando che «serve una nuova politica di asilo superando vecchie regole che sono ormai preistoria». Il riferimento è all`obsoleto Trattato di Dublino, testo di riferimento per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, che affonda le sue radici addirittura negli anni `80. Solo che allora c`era ancora il muro di Berlino e non certo i problemi di oggi come la destabilizzazione del Nord Africa, la guerra ibrida a colpi di migranti e l`invasione dell`Ucraina. Il Trattato è stato emanato dopo l`omonima convenzione del 1990 con la partecipazione di tutti gli Stati membri tranne la Danimarca, Liechtenstein, Irlanda e Norvegia. In vigore dal 1997, ventisei anni fa, è stato modificato nel 2003 e 2013 senza riuscire a restare al passo con i tempi. E dimostrandosi una fregatura per l`Italia soprattutto sull`asilo e il dogma del paese «di prima accoglienza» che si accolla peso e responsabilità dell`arrivo dei migranti. La solidarietà europea ha sempre fatto fiasco e continuerà così fino a quando non si riuscirà a superare Dublino. Il Patto su migrazione e asilo approvato dalla Commissione europea nel 2020, come linee programmatiche quinquennali, è ancora acqua fresca, ma potrebbe servire a qualcosa se venissero applicate le riforme proposte nel testo. Solitamente vengono ribadite ad ogni vertice Ue e poi rimandate alla prossima volta. Il nuovo patto sull`immigrazione rimane una chimera.

Per questo andrebbero cambiate pure altre «norme preistoriche» come il voto all`unanimità, che pur garantendo l`unità paralizza la Ue o costringe Bruxelles ad arrampicarsi sugli specchi per trovare una via di uscita. L`ultima eccezione riguarda l`Ungheria poco incline a sanzionare a raffica la Russia.
Adesso sta scoppiando il caso dell`emendamento per il 2024 del Partito popolare sulla costruzione dei «muri», che chiamano in maniera gentile recinzioni. Forse non serviranno a molto, ma basta avere paura della propria ombra: i muri con la Bielorussia, quello ungherese con la Serbia e se vogliamo pure il super muro turco pagato indirettamente dalla Ue, a qualcosa sono serviti nell`arginare le ondate di migranti. La paura di finanziarli in ricordo di quello di Berlino è altrettanto «preistorico» come il tabù sui respingimenti possibili dei migranti con la Tunisia. L`Unione europea l`ha già fatto con la missione Hera in Senegal per arginare i flussi via mare verso le isole spagnole.

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Migranti, il capo del Ppe Weber: «L’Italia va aiutata. Muri a difesa dell’Europa»

lunedì, Aprile 17th, 2023

di Francesca Basso

Il presidente del Partito popolare europeo: «Subito un intervento per la Tunisia. Senza altre soluzioni, pronti a costruire i muri ai confini della Ue»

Migranti, il capo del Ppe Weber: «L’Italia va aiutata. Muri a difesa dell'Europa»

«Sulla migrazione servono misure concrete di solidarietà verso l’Italia da parte degli altri Paesi Ue. Per questo il gruppo del Ppe ha chiesto questa settimana un dibattito speciale al Parlamento Ue per cercare solidarietà verso l’Italia». Parla Manfred Weber , presidente e capogruppo al Parlamento Ue del Partito popolare europeo, che da mesi si sta spendendo in prima persona per l’alleanza guidata da Giorgia Meloni.

Roma ha dichiarato lo stato di emergenza. L’Ue come può aiutare l’Italia?
«Stiamo andando incontro a un’altra grande crisi migratoria in Europa. Ed è per questo che il Ppe sostiene pienamente il governo italiano nel dare priorità a questo tema a livello europeo. Abbiamo bisogno di azioni comuni e ci rammarichiamo molto del fatto che da parte della Commissione e degli Stati Ue non ci siano molta consapevolezza, né ascolto né molta azione verso un problema serio».

Pensa che il piano presentato da von der Leyen in febbraio non sia abbastanza?
«Il piano è buono, ma siamo in ritardo nell’attuazione. La gestione congiunta del fenomeno con i Paesi del nord Africa non deve essere vista solo come uno sforzo italiano per fermare la partenza dei barconi. Servono subito accordi di riammissione chiari con i Paesi di origine. Per anni la Commissione li ha promessi, deve accelerare. Se un migrante non ha diritto alla protezione deve tornare a casa».

Roma è stata lasciata sola?
«A livello Ue la solidarietà non funziona. Ringrazio il governo italiano per il modo in cui accoglie i migranti e cerca di salvarli e aiutarli. Quando abbiamo un numero così alto di arrivi e il governo italiano cerca di gestire le cose in modo serio, gli altri Paesi come la Germania e la Francia devono aiutare. Il governo tedesco e francese, ma anche gli altri, non possono stare a guardare, devono portare volontariamente i migranti con un diritto di asilo sul loro territorio».

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Stop alla protezione speciale, la linea dura sugli sbarchi

sabato, Aprile 15th, 2023

di Lorenzo Salvia

Il pressing leghista, poi l’intesa in maggioranza. E c’è la stretta sui permessi per cure mediche

Stop alla protezione speciale, la linea dura sugli sbarchi

Il segnale l’aveva dato in mattinata il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, della Lega: «Azzereremo la protezione speciale. È un unicum italiano ed è diventata nel corso degli anni una sanatoria, un fattore di attrazione di immigrazione». Una dichiarazione, quella del sottosegretario, che sosteneva il più importante dei 21 emendamenti presentati dalla Lega al decreto approvato nel Consiglio dei ministri di Cutro, dopo il naufragio che ha portato alla morte di 93 migranti.

L’accordo

Nelle stesse ore i partiti di governo si stavano confrontando proprio sugli emendamenti al decreto. E dopo Molteni è intervenuto Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI e già portavoce di Giorgia Meloni al ministero per la Gioventù: «La protezione speciale consente di fare questo sbando che purtroppo c’è stato». Due indizi fanno quasi una prova, e infatti poco dopo arriva l’annuncio. La maggioranza ha presentato un subemendamento che cancella la protezione speciale. Il testo è stato firmato dai capigruppo in commissione Affari costituzionali Daisy Pirovano (Lega) e Marco Lisei (FdI) , primo firmatario Maurizio Gasparri per Forza Italia. I tre senatori dicono «basta alle sanatorie per tutti i clandestini».

Esulta la Lega

Ma è soprattutto la Lega a cantare vittoria, dicendo che così «si ritorna ai decreti Salvini». Mentre da FdI parlano di «maggioranza coesa nel raggiungere l’obiettivo di cancellare la cosiddetta protezione speciale». Tradotto: non si torna ai decreti sicurezza, si elimina solo una procedura specifica. Il tutto nel giorno in cui l’Onu lancia un appello proprio al nostro Paese: «Qualsiasi nuova politica nell’ambito dello stato di emergenza — dice l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Volker Türk — deve essere conforme agli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani». Immediata la replica del capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti: «L’Alto commissario si può occupare di altre e più significative cose, anziché intromettersi nella legislazione (…) che il Parlamento approva». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, invece, dice di «condividere quello che dice la Cei». E cioè che «non esiste un allarme, ma esiste uno stato di emergenza tecnicamente inteso che ha suggerito al governo di dotarsi di procedure semplificate per poter essere all’altezza della sfida».

Il subemendamento

Il subemendamento elimina la conversione della protezione speciale in permesso di soggiorno per lavoro. E dà una stretta ai permessi per calamità naturali e per cure mediche, quest’ultimo ammesso solo per patologie non curabili nel Paese d’origine. Visto che in commissione il dibattito va a rilento, il testo dovrebbe essere votato direttamente in Aula. Va detto che il decreto era stato oggetto di interlocuzione anche con il Quirinale, come avviene sempre in questi casi. Ma nella maggioranza si dicono tranquilli su queste nuove modifiche: «Non sono a conoscenza di interlocuzioni specifiche né di allora né di adesso — dice il capogruppo di FdI al Senato Lucio Malan — ma di sicuro si fa in modo che tutto quello che viene scritto dalla maggioranza resti nell’alveo della Costituzione».

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I bengalesi sul barcone sbeffeggiano l’Italia: il passaporto fatto a pezzi e lanciato in mare

venerdì, Aprile 14th, 2023

Francesca Galici

Il video sui social del Bangladesh per dimostrare come è semplice ingannarci

I bengalesi sul barcone sbeffeggiano l'Italia: il passaporto fatto a pezzi e lanciato in mare

Il passaporto con copertina verde mostrato in favore di telecamera e quella scritta in caratteri dorati ben riconoscibile: «People’s Republic of Bangladesh». Le risate e poi il gesto di sfregio che nasconde ben altro: il documento fatto a brandelli, ridotto a pezzetti, e poi lanciato in mare. Sempre ridendo, ripetendo in loop «Italie, Italie». Colpisce la leggerezza, la volontà di riprendersi mentre fanno scomparire le tracce della propria identità, con la malizia premeditata che non si sposa con la narrazione che spesso viene fatta di questi individui.

Protagonisti del video due uomini, che viaggiano a bordo di un barcone insieme ad altri migranti. Si sono anche dedicati al montaggio, aggiungendo al termine della clip che li riprende alcuni scorci dell’Italia, meta che nel momento in cui è stato girato il video è nel loro radar. Irridono il nostro Paese, sanno che senza documenti avranno la garanzia di una lunga permanenza a causa delle necessarie operazioni di riconoscimento e identificazione.

Vogliono ingannare il nostro Paese e sanno che, in questo modo, non sarà difficile farlo. Senza documenti è impossibile accertare nell’immediato la provenienza e le generalità, tutto tempo guadagnato per loro. Chissà quanti passaporti hanno fatto la stessa fine, stracciati prima di raggiungere l’Italia dai «poveri» migranti. Sono probabilmente partiti dalla Libia, hub di partenza di numerosi bangladesi che raggiungono il nostro Paese con le carrette del mare. Esistono, infatti, svariati gruppi sui social interamente dedicati all’organizzazione dei viaggi dal Bangladesh all’Italia, che prevedono il passaggio per la Libia da cui poi partono i convogli: esiste un vero mercato dell’immigrazione dedicato alla comunità bangladese in Libia.

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Migranti dalla Tunisia e Libia in Europa: “Quasi ottocentomila”

lunedì, Aprile 3rd, 2023

Francesca Musacchio

Tra le 500 e le 800mila persone. Sono le stime sui possibili arrivi di migranti nei prossimi mesi da Libia e Tunisia. Il numero di coloro che al momento spingono per arrivare in Europa, e che si trovano già in parte nei due paesi nordafricani, non è quantificabile con precisione. Gli analisti dell’intelligence parlano di «movimenti» che si registrano nell’area di riferimento e che contemplano anche coloro che spingono per entrare in Libia e Tunisia. E non tutti coloro che si introducono illegalmente nei due paesi vengono intercettati dalle autorità locali. Anzi, spesso riescono a sfuggire ai controlli.

Sabato la Guardia nazionale tunisina ha annunciato di aver arrestato 52 persone provenienti da vari Paesi dell’Africa subsahariana per essersi introdotte illegalmente nel paese attraverso il confine con l’Algeria. Ma i due Paesi, in profonda crisi economica e politica, non riescono a gestire le pressioni sui rispettivi confini dove spingono prevalentemente migranti provenienti dall’Africa subsahariana, ma non mancano anche bengalesi, pakistani e persone di altre nazionalità che sfruttano la rotta del Mediterraneo per entrare illegalmente in Europa.

Ma ciò che preoccupa particolarmente il governo italiano, al momento, è la Tunisia dove la profonda crisi economica rischia di innescare una bomba migratoria enorme. Negli ultimi giorni, il ministero dell’Agricoltura, delle risorse idriche e della pesca ha anche anche approvato un piano di razionamento dell’acqua per far fronte alla carenza idrica nel Paese. Da qui la necessità di trovare una soluzione al problema che sembra condivisa anche dall’Ue, da sempre latitante nella gestione dei flussi migratori che arrivano in Italia. Adesso, però, potrebbe aprirsi uno spiraglio.

«La Tunisia è un Paese che ha bisogno di collaborazione e di stabilizzare l’economia perché sia la sfida economica che la sfida migratoria la stanno mettendo sotto pressione», ha detto Paolo Gentiloni, commissario Ue, al Forum Ambrosetti a Cernobbio. Il punto fondamentale sono proprio i soldi che il Fondo monetario dovrebbe dare a Tunisi (un nuovo prestito di 1,9 miliardi di dollari) ma che, al momento, sono bloccati per le mancate riforme messe in campo dal Paese.

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