Archive for the ‘Politica’ Category

Le vacanze infinite di Di Battista: «Eccomi a Quito, poi l’Amazzonia»

giovedì, Giugno 22nd, 2023

di Fabrizio Roncone

L’ex parlamentare, 42 anni, riparte e «promette» un nuovo documentario dopo avere lasciato la politica

Le vacanze infinite di Di Battista: «Eccomi a Quito, poi l’Amazzonia»

Alessandro Di Battista è ripartito.
Va in Amazzonia.
Niente battute meschine, state calmi, fatevene una ragione: tanto quello è sempre in vacanza.

Primi post su Instagram per farci schiattare di invidia: «Ciao a tutti. Come state?». E come stiamo, Dibba: stiamo al chiodo. Noi. E tu?

«Ora sono a Quito, la seconda capitale più alta del mondo. Nei prossimi giorni discenderò uno degli affluenti del Rio delle Amazzoni e, poi, il “grande fiume” fino all’Oceano Atlantico».

Felpa, zainetto, barbetta da esploratore, già abbronzato, presto con la bandana d’ordinanza: più il solito sguardo piacionesco che si portano dietro un po’ tutti quelli che arrivano da Roma Nord, loro però condannati a Fregene, bruschette con le telline da Mastino e Rolex Submariner, mica come lui.

«Viaggerò dalle Ande all’Oceano, passando per Ecuador, Perù, una piccolissima parte di Colombia e Brasile. Mi aspettano 5.000 chilometri in barca».

Promette uno dei suoi documentari. Il capolavoro è che riesce ancora a farseli pagare. I soldi li mette TvLoft. A Sky ci sono cascati solo una volta: telespettatori imbufaliti, l’account di Sky Atlantic costretto a rimuovere il tweet con cui annunciava la messa in onda del programma, Aldo Grasso lo definì «Il più brutto dell’anno».

Era l’autunno del 2019. Dibba partì con la moglie Sahra Lahouasnia (all’epoca 31 anni, una delle donne più pazienti del pianeta) e il figlio Andrea, appena cucciolo. Dalla California vennero giù fino in Guatemala, passando per il Chiapas, il Messico, il «caracol zapatista di Oventic». Bus, autostop, carri trainati da muli, giacigli di fortuna. Lui, Dibba, molto nella parte del rivoluzionario: un pomeriggio si collega su Facebook da «un luogo imprecisato» del Sud America (disse proprio così: tipo Subcomandante Marcos, ma senza passamontagna). Poi chiede ospitalità in un villaggio. Ma alcuni ricercatori italiani che lavorano laggiù — era la stagione del governo gialloverde — avvertono i companeros: «Guardate che il tipo impegnato a fare il terzomondista è, in realtà, il leader di un partito che in Italia va a braccetto con la destra». Comincia a girare un hashtag: «DiBattistaFueraYa». Lo inseguono con i forconi. Lui porta in salvo la famiglia, ma — ostinato — continua a spedire alcune corrispondenze al Fatto.

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Nordio: «Riforma della giustizia, vado avanti. Mai legittimati gli evasori»

giovedì, Giugno 22nd, 2023

di Giovanni Bianconi

Intervista al ministro della Giustizia: «Confitti con i magistrati? Spero di no, vorrei che si abbassassero i toni da parte di tutti. Sulle intercettazioni ripristiniamo la Costituzione»

Nordio: «Riforma della giustizia, vado avanti. Mai legittimati gli evasori»

Carlo Nordio, da ex magistrato divenuto ministro della Giustizia sembra aver aperto una nuova stagione di conflitto con i suoi colleghi d’un tempo.
«Penso e spero proprio di no. I miei propositi li esprimo e li scrivo da 25 anni, e derivano proprio dal desiderio di avere una giustizia più efficiente e dal grande rispetto per la magistratura, di cui mi sento ancora di far parte. Del resto, amantium irae, amoris integratio est: i litigi degli amanti sono un’integrazione dell’amore».

Ma lei ha accusato i magistrati di interferenza. Davvero pensa che non debbano commentare le leggi, come i politici le sentenze?
«C’è modo e modo di dissentire dai disegni di legge e dal tenore delle sentenze. Nel caso di questa riforma sono stati usati termini molto forti ancor prima che il testo fosse noto, così come in altri momenti alcuni politici hanno commentato certe sentenze come eversive. Vorrei che si abbassassero i toni da parte di tutti».

Le sue dichiarazioni sul fisco però sembrano andare in un’altra direzione; non teme che possano incoraggiare chi non paga o non vuole più pagare le tasse?
«Ho letto che la segretaria del Pd Elly Schlein sostiene che legittimo gli evasori fiscali, ma è stata tratta in inganno da alcuni giornali che hanno volutamente alterato le cose dette da me alla Luiss. Poiché tra le poche qualità che mi riconosco c’è quella di esser chiaro, non dirò di essere stato travisato: hanno proprio alterato le mie parole, pronunciate tra l’altro davanti al procuratore di Milano, e a vari generali della Guardia di finanza. Il discorso, pur fatto a braccio, è registrato: dico che il nostro sistema tributario è così impazzito che anche l’imprenditore più onesto che paghi tutte le tasse è sempre esposto ad indagini. È questo sistema che favorisce gli evasori, non chi come me lo denuncia. L’evasione si combatte con una semplificazione normativa e un rapporto più certo e leale tra Stato e contribuente. Ed è questo il senso della riforma illustrata dal viceministro Leo».

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Dalla tredicesima all’Irpef: ecco tutte le novità sul Fisco

mercoledì, Giugno 21st, 2023

Luca Sablone

La delega fiscale inizia a prendere forma, assumendo una fisionomia che rispecchia i contenuti del programma del centrodestra premiato dagli italiani alle elezioni politiche. La commissione Finanze alla Camera ha iniziato l’esame degli emendamenti: il governo ha presentato un pacchetto di 10 proposte di modifiche; il termine per presentare gli emendamenti è stato fissato per domani mattina alle 12. Il Fisco del nostro Paese si prepara così a cambiare attraverso una serie di novità sia per i lavoratori dipendenti sia per gli autonomi. Sono diverse le misure che di fatto segneranno un vero e proprio cambio di passo rispetto al passato. Dalla riduzione di tasse sulla tredicesima fino all’Irpef a rate passando per la flat tax: ecco cosa può cambiare.Riforma del fisco, tasse a rate e acconti ridotti

Tredicesima e flat tax

Come riferito dall’Ansa, un emendamento del governo alla delega fiscale prevede una detassazione sulla tredicesima. La rotta tracciata dall’esecutivo è quella di dare sostegno al lavoro dipendente intervenendo attraverso la leva fiscale. Allo stesso tempo viene messa in modalità d’attesa la flat tax incrementale: il comma che la prevedeva viene sostituito con “l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito di un’imposta sostitutiva Irpef e delle relative addizionali, in misura agevolata sui premi di produttività, sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia e per i redditi riconducibili alla tredicesima”.

Irpef a rate per gli autonomi

Un emendamento dei relatori alla delega fiscale stabilisce una periodicità mensile per il versamento degli acconti e dei saldi delle tasse per autonomi e professionisti. Al centro della modifica potrebbero finire le modalità di versamento dell’Irpef dovuta dai lavoratori autonomi, dagli imprenditori individuali e da tutti i contribuenti “cui si applicano gli indici sintetici di affidabilità fiscale”.

In sostanza si dovrebbe mantenere l’attuale sistema di calcolo del saldo e degli acconti anche previsionale, senza penalizzazioni per i contribuenti. Una “più equa” distribuzione delle tasse potrebbe passare pure tramite un meccanismo di progressiva introduzione della periodicità mensile degli acconti e dei saldi e l’eventuale riduzione della ritenuta d’acconto. Viene precisato che l’intervento è “senza maggiori oneri pe la finanza pubblica”.

Il controllo sul gioco illegale

Nell’ottica del contrasto alla pratica del gioco illecito sarà fondamentale il coinvolgimento della Guardia di finanza. Il testo stabilisce che la definizione dei piani annuali di controlli sia fatta di concerto con il Comando generale della Gdf. Nella relazione illustrativa si legge che si mira non solo ad assicurare “il più efficace coordinamento delle attività di controllo del settore” ma anche a garantire “incisività al dispositivo di contrasto”.

La stretta sulla cannabis light

La stretta sulla cannabis light comprende il divieto di vendita per i minorenni, la tassazione come per le sigarette e l’introduzione di un regime autorizzatorio da parte dell’Agenzia delle dogane. La commercializzazione sarebbe limitata prevalentemente alle rivendite di generi di monopolio o punti di vendita specializzati con patentino per la vendita di generi di monopolio. Scatterebbe il divieto di vendita a distanza, nei distributori automatici e di pubblicità.

La tassa minima globale per le multinazionali

Si va verso l’introduzione della tassazione minima globale. Ci si potrebbe avvalere pure della facoltà di introdurre una disposizione interna secondo cui l’imposizione mimima globale è applicata alle imprese del gruppo situate nel territorio dello Stato italiano se e nella misura in cui si verifica una sotto-imposizione, fino al raggiungimento dell’aliquota minima effettiva del 15%. In tal modo si vuole recepire nell’ordinamento la direttiva Ue per “garantire un livello di imposizione fiscale minimo globale per i gruppi multinazionali di imprese e i gruppi nazionali su larga scala nell’Unione”.

Smart working e residenza fiscale

Un emendamento riformulato alla delega fiscale approvato in commissione Finanze alla Camera prevede di adeguare la residenza fiscale anche alla prestazione lavorativa in smart working. La delega prevede che si provveda alla “revisione della disciplina della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti diversi dalle società come criterio di collegamento personale all’imposizione, al fine di renderla coerente con la migliore prassi internazionale e con le convenzioni sottoscritte dall’Italia per evitare le doppie imposizioni, nonché coordinarla con la disciplina della stabile organizzazione e dei regimi speciali vigenti per i soggetti che trasferiscono la residenza in Italia”.

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Autostrade, in alcuni tratti i limiti di velocità saranno più alti. Il piano del governo

mercoledì, Giugno 21st, 2023

Angela Barbieri

«Noi giovedì arriviamo» in Consiglio dei ministri, «come promesso, dopo mesi di lavoro e di audizioni con il disegno di legge sulla sicurezza stradale che non è un decreto chiuso, ma è un disegno di legge a cui il Parlamento potrà apportare tutti i miglioramenti, cambiamenti ed emendamenti possibili». Ad annunciarlo è il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, a margine dell’assemblea a Roma di Assarmatori, che svela anche un’altra novità allo studio del suo dicastero: in alcuni tratti delle autostrade sarà possibile andare oltre il limite dei 130 chilometri orari. «Lo stiamo studiando con le società che gestiscono le autostrade laddove c’è un tasso di incidentalità pari allo zero e ci sono tre o quattro o cinque corsie, come sulla Milano-Laghi, in alcuni orari poter alzare anche il limite di velocità dagli attuali 130 come in tanti paesi europei. Ovviamente, non penso al nodo Cormano-viale Certosa a Milano dove già se fai a 30 chilometri orari è tanto», spiega il ministro che proprio ieri ha tenuto una riunione per lo sblocco dei lavori di una infrastruttura strategica come la Gronda di Genova. Diverse le novità previste nella riforma del codice della strada.

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Le due anime straniere del Pd

mercoledì, Giugno 21st, 2023

Lucia Annunziata

Le parole che hanno toccato più da vicino la ferita le ha pronunciate Peppe Provenzano, primo Cavaliere della Segretaria, uno dei non molti pontieri fra l’ieri e l’oggi del Pd. «Non mi sono mai piaciuti i caminetti, ma dobbiamo trovare luoghi dove maturino democraticamente le decisioni. La comunicazione viene dopo la politica. Dobbiamo guardare al mondo fuori da noi, ma la nostra comunità è un patrimonio di cui prenderci cura».

Una ammissione: nel Pd manca persino un luogo fisico in cui ritrovarsi, passarsi informazioni discutere magari litigare e magari ricomporre. «Il mondo fuori da noi» e la comunità «di cui prendersi cura», «la comunicazione» che «viene dopo la politica»: è il ritratto di una famiglia che vive separata in casa, di una forse rispettosa, ma disfunzionale convivenza, fra due lontananze, due diversi mondi.

La direzione del Pd attesa, rimandata, rimandata ancora, non è stata alla fine così aggressiva come molti avevano anticipato. Ma il processo alla Segretaria che nominalmente tutti volevano evitare, è stato celebrato – paradossalmente negandolo. Rassicurando la Segretaria della massima cooperazione, infatti, ogni intervento ha finito con il sottolineare, nella rassicurazione, il fronte dello scontento. Schlein a sua volta non ha taciuto – rispondendo con un non meno vigoroso prendere o lasciare. Sono qui, cioè in codice affermando di avere ogni intenzione di vender cara la pelle: «Basta con il logoramento del leader, non funzionerà, io sono qui e ci resto».

A dispetto dei toni, un duello ieri si è dunque aperto. Ma intorno a cosa? Intorno a quali forze, quali orientamenti? Certo non se stare o meno con il M5s, che è una scelta solo tattica, considerata la variabilità delle posizioni del M5s; e nemmeno sulla questione delle armi all’Ucraina, che per quanto drammatica non è ancora diventata ragione di scelte concrete, dunque di rottura interna.

Al fondo della difficoltà del Pd sembra esserci piuttosto il fatto che sotto lo stesso nome vivano in questo momento due esperienze, che hanno in comune molto poco in termini di identità: un movimento, quello di Schlein, derivante da un voto vasto ma esterno al partito; e un partito che possiede le chiavi di una immensa eredità di un secolo finito.

Questo è il punto di frizione. E lo si vede in tutto, nel linguaggio, nelle sensibilità, nella differente lista di interessi e obiettivi politici. Differenza che si proietta anche nella scelta delle parole, e, soprattutto, nello sguardo sulla realtà.

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L’irritazione di Conte per il ritorno-show di Grillo

martedì, Giugno 20th, 2023

Domenico Di Sanzo

Sudato, appassionato, grintoso, quasi rabbioso. Sabato Giuseppe Conte ce l’ha messa tutta per tirarsi fuori dal cono d’ombra in cui era finito all’indomani delle elezioni politiche. Solo che anche stavolta ci ha pensato Beppe Grillo a rubargli la scena. Il comico, in silenzio da troppo tempo, è salito sul palco della manifestazione contro la precarietà e ha cominciato a parlare di «passamontagna» e «brigate di cittadinanza». Il risultato è che da due giorni non si parla d’altro. Grillo è diventato quasi un intralcio per Conte. Travolto dalle polemiche, il Garante è costretto a ingranare la retromarcia. Così prepara un video pacificatore. «Fermatevi, era una boutade. È possibile che prendiate tutto sul serio? Anche i giornali hanno esagerato un po’. Fermatevi», esordisce il comico. Che poi ironizza: «Mi sono arrivate delle notizie drammatiche è stato avvistato un idraulico di 70 anni che aggiustava 6 tombini di notte con il passamontagna. È stato visto un albanese di 64 anni con cazzuola che ha messo a posto 8 marciapiedi durante la notte con il passamontagna». Il resto del filmato corre tutto sul filo del paradosso, scandito dai refrain «fermatevi» e «finitela».

Diventa un caso anche una riunione di Conte con i capigruppo di Camera e Senato nella sede del Movimento a Roma. Presente anche Rocco Casalino. Alcune indiscrezioni parlano di un briefing convocato per discutere delle parole di Grillo. Dall’entourage dell’avvocato smentiscono con forza. «Si è trattato di una riunione di routine sui lavori parlamentari, per noi non c’è nessun caso-Grillo», dicono gli uomini dell’ex premier. Respinta anche la voce secondo cui il video riparatorio di Grillo sia stato ispirato da un pressing di Conte. «Non si sono sentiti, è stato Beppe che ha deciso di intervenire», la precisazione. Eppure la sensazione è quella di un nervosismo palpabile tra i contiani. Anche perché non è la prima volta che una provocazione di Grillo finisce per danneggiare il leader del M5s. I due staff non si parlano, infatti lo stesso Conte non si aspettava affatto un discorso così dirompente del fondatore dal palco della manifestazione romana di sabato. «Beppe ci ha rovinato la festa», sospira un deputato grillino. E nel gruppone in Parlamento c’è chi sospetta che Grillo abbia messo in difficoltà Conte di proposito, in preparazione di una nuova svolta ortodossa del M5s. Magari dopo le europee, forse con una nuova leadership. E si fanno sempre i nomi di Virginia Raggi e Chiara Appendino.

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Schlein è già in crisi: “Ora vi chiedo lealtà”. E la minoranza sbotta: “5 Stelle irricevibili”

martedì, Giugno 20th, 2023

La grande forza di Elly Schlein – ormai lo hanno capito sia i giornalisti che tentano di cavarle qualche risposta non impalpabilmente fumosa che i critici interni al Pd – è la padronanza professionale della tecnica del “muro di gomma”


Laura Cesaretti

Schlein è già in crisi: "Ora vi chiedo lealtà". E la minoranza sbotta: "5 Stelle irricevibili"

Ascolta ora: “Schlein è già in crisi: “Ora vi chiedo lealtà”. E la minoranza sbotta: “5 Stelle irricevibili””

La grande forza di Elly Schlein – ormai lo hanno capito sia i giornalisti che tentano di cavarle qualche risposta non impalpabilmente fumosa che i critici interni al Pd – è la padronanza professionale della tecnica del «muro di gomma».

Lo si è visto nella Direzione Pd che si è tenuta ieri, preceduta da mille scontri e polemiche dopo il penoso scivolone che ha portato il Pd a omaggiare, leader in testa, la recente manifestazione – a metà tra Mosca e Caracas – del Movimento Cinque Stelle. E finita a tarallucci e vino con un voto sul nulla (un vago ordine del giorno sulle «7 priorità del Pd») dopo un lungo braccio di ferro con la minoranza che, per la prima volta, ha rifiutato di votare la relazione del segretario.

Alla Direzione, rinviata più volte, Schlein arrivava fiaccata dalla pessima prova elettorale degli ultimi ballottaggi e dalla bufera interna per essersi accodata in piazza al populismo sguaiato di Grillo, Conte & Co. Col corredo di alcuni clamorosi abbandoni dell’ultim’ora: prima l’ex candidato alla guida della regione Lazio, Alessio D’Amato («Errore politico grave andare a quella manifestazione») poi quello di Concetta Chimisso, vice-segretaria Pd del Molise, dove si vota domenica e dove il Pd si è fatto imporre il candidato governatore dai grillini. Come ha aggirato l’ostacolo? Con la consueta tecnica: un profluvio di chiacchiere prolisse sulle «sette grandi questioni» su cui il Pd deve impegnarsi alla pugna in una «estate militante»: dal Pnrr alla sanità pubblica, dal «diritto alla casa» alle tasse, dal «cambio del modello di sviluppo» tramite «nuovo piano industriale» che verrà svelato «a settembre» al lavoro per tutti fino al «primo grande confronto sull’università guidato da Alfredo D’Attorre» (e scusate se è poco).

Una volta stremata la platea, Schlein spiega di non aver sbagliato niente: andare a baciare la pantofola a Conte e Grillo era sacrosanto, perchè «il centrodestra si presenta sempre unito e noi dobbiamo fare lo stesso». Le polemiche? Tutte strumentali: chi tra voi mi critica, dice in pratica Elly, fa il gioco di Giorgia Meloni e della destra, che «manovra le leve dell’informazione per trascinarci allo scontro interno». Certo, «i ballottaggi sono stati una sconfitta», ammette. Ma «secondo i sondaggi ho già fatto guadagnare al Pd due milioni di voti: 20mila voti al giorno». Certo hanno l’handicap di essere voti virtuali perchè poi, quando è ora di votare, quei 20mila non pare si presentino alle urne, ma sono sottigliezze. Elly è convinta di poter raggiungere «il traguardo che ci siamo posti: restituire alle forze progressiste la guida del paese».

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Sala: “Schlein deve essere chiara, no al piede in due staffe”

martedì, Giugno 20th, 2023

Francesca Schianchi

Beppe Sala è stato eletto sindaco di Milano una prima volta nel 2016 e nel 2021 ha ottenuto il secondo mandato
Beppe Sala è stato eletto sindaco di Milano una prima volta nel 2016 e nel 2021 ha ottenuto il secondo mandato (ansa)

Negli stessi minuti in cui la segretaria del Pd Elly Schlein interviene in Direzione nazionale, da Milano il sindaco Beppe Sala la sprona a «essere chiara su come la si pensa», perché se c’è una cosa che l’elettorato non perdona «è il fatto di cercare di tenere il piede in due scarpe». In quest’intervista pubblica che inaugura la tre giorni del Forum della partecipazione, Sala ragiona sul centrosinistra – «bisogna rendere questo Paese contendibile» -, difende l’abolizione dell’abuso d’ufficio – «il Pd avrebbe dovuto ascoltare un po’ di più i sindaci» -, affronta temi sensibili come la gestazione per altri.

In Direzione Pd, Schlein si deve difendere dalla minoranza che le rimprovera di essere andata in piazza coi Cinque stelle…
«Più o meno si va ovunque, non crocifiggerei Elly perché ci è andata, dopo tanti pensamenti».

Allora qual è il problema?
«In una chat di sindaci del Pd, uno ha scritto: se si guarda alla piattaforma programmatica di quella giornata dei Cinque stelle, si trovano almeno sette punti su cui il Pd ha votato in maniera opposta. Posto che non si vince se non si compone il campo del centrosinistra, con il M5S bisogna parlare. Ma bisogna essere chiari su come la si pensa, poi si vedrà se c’è la forza di stare insieme».

Elly Schlein ha promesso fin dall’elezione che avrebbe tenuto una linea chiara.
«In quella piazza c’erano sette punti su cui il Pd ha votato contro: allora vai e porti la tua opinione, o vai e implicitamente appoggi? Conoscendo Elly Schlein, non penso sia andata implicitamente ad appoggiare, ma bisogna che sia chiaro».

Come ha interpretato la frase sulle brigate col passamontagna di Beppe Grillo?
«Grillo lo conosco bene, anche se adesso ci sentiamo poco. Fa cose che a volte sono discutibili: questa lo è. Conoscendolo, so che va derubricata a provocazione. Ma in momenti così delicati, in cui già non si capisce più dove sta la differenza tra realtà e fake news, non va bene aggiungere l’entropia di un dibattito inutile».

Sui diritti si può cercare una convergenza tra opposizioni?
«Anche su questo, il tema è dire come la pensiamo. La gente non ti perdona il fatto di cercare di tenere il piede in due scarpe. Ci sono temi che sono etici: non è etico il tema di inviare o non inviare armi all’Ucraina? Ma quando decidi, non puoi poi esitare».

È cominciata la discussione sulla legge voluta dalla maggioranza per rendere la Gestazione per altri reato universale. Cosa ne pensa?
«Il mio mondo, il mondo di sinistra, su questo è diviso, capisco che ci sia una sensibilità cattolica, però io dico: bisogna affrontarlo. E farei una provocazione…».

Dica.
«Abbiamo visto Giorgia Meloni ricevere e abbracciare Elon Musk, che ha un figlio avuto con la Gpa. Allora se sei ricco, etero, potente, magari di destra, ti è permesso, mentre se sei totalmente diverso, ti faccio la guerra. Eh, mettiamoci d’accordo…».

Lei ha dovuto interrompere la trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali. A che punto siamo?
«Io capisco che tutto nasca da una sentenza della Corte costituzionale, una ratio c’è, ma siccome è una materia così frammentata e in evoluzione, credo che se ne debba occupare il Parlamento».

Lo stop alle trascrizioni è burocrazia o ideologia?
«Hanno preso una sentenza della Corte costituzionale che gli veniva buona. Ma ci sono anche sindaci dall’altra parte, come quello di Treviso, che hanno trascritto: perché è il sindaco che ha di fronte i volti, sente le storie, la fatica di quelle coppie».

A proposito di sindaci, che impressione le hanno fattogli attacchi del ministro Musumeci e del viceministro Bignami ai suoi colleghi delle città alluvionate?
«Io non ho capito perché Bonaccini abbia lasciato correre l’idea che lui potesse essere il commissario. Nel momento in cui vedi che la proposta non ha le gambe, lì si dice: va bene, non io ma ditemi chi. Può darsi che il commissario non debba essere Bonaccini, ma dicano chi è. Per quanto riguarda le dichiarazioni di questi giorni, sono penose».

I sindaci, anche del centrosinistra, sono in gran parte d’accordo con l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio, il Pd nazionale dice che andava rivisto ma non abolito. Lei cosa ne pensa?
«Ne ho parlato con i vertici del Pd: guardate che l’abuso d’ufficio è stato già rivisto, e anche tanto. Ma ancora i numeri dicono che condanne più patteggiamenti sono il 3 per cento dei processi avviati. Viene spontaneo dire: è una legge che non ha senso. C’è un 3 per cento di condanne e un 100 per cento di danno d’immagine. Credo che anche il Pd avrebbe dovuto ascoltare un po’ di più i sindaci su questo».

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Spataro: la fine dell’abuso d’ufficio nuoce a tutti e favorisce i reati dei “colletti bianchi”

martedì, Giugno 20th, 2023

Armando Spataro

In questo Paese è ricorrente la discussione sulla cd. «giustizia ad orologeria», il cui senso sta nell’attribuzione ai magistrati che conducono indagini ed emettono sentenze di finalità estranee ai loro doveri costituzionali. Meno frequente è quella sulle «leggi ad orologeria», che pure abbiamo conosciuto. Basti ricordare la stagione delle leggi ad personam, tra cui la riforma «epocale» sul «giusto processo» (poi finita su un binario morto) che l’allora presidente del Consiglio Berlusconi ed il ministro della Giustizia Alfano presentarono alla stampa, nel marzo 2011, usando una vignetta con due immagini: la prima raffigurava la dea della giustizia con bilancia a piatti disallineati e la seconda con piatti perfettamente allo stesso livello, cioè lo stato «pre» e «post» riforma. Un noto vignettista, però, per spiegare quale sarebbe stata la situazione futura, disegnò la bilancia con un piatto solo, mentre un ladro fuggiva con il secondo. Forse questa vignetta potrebbe essere oggi aggiornata: se il Ddl di riforma della giustizia passasse, il ladro ben potrebbe esservi raffigurato mentre fugge con entrambi i piatti della bilancia.

Sì, proprio così, perché questa riforma nuoce a tutti i cittadini, coinvolti o meno in un processo, e giova solo ai responsabili di molti reati, soprattutto quelli dei cosiddetti «colletti bianchi» o a chi non accetta alcuna forma di controllo sul proprio agire.

È bene partire dalle affermazioni del ministro della Giustizia secondo cui l’Associazione Magistrati non potrebbe interloquire durante l’iter di gestazione delle leggi, così come le sentenze non definitive non potrebbero essere criticate dai politici: novità assoluta perché, al di là del legittimo diritto di critica, negare quello di interlocuzione dei magistrati sulle leggi in tema di giustizia – che non tocca affatto solo al Csm – è del tutto illogico ed è conforme solo al principio del potere unitario che tutto decide!

Passando ad esaminare i contenuti più importanti del Ddl in questione, la prima proposta di modifica riguarda la abrogazione del reato di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.). A sostegno della scelta, pare, si siano schierati molti sindaci che lamentano la genericità delle prescrizioni vigenti che li esporrebbe a rischi di incriminazione e processi. Il che sarebbe confermato dall’alto numero di processi aperti per tale reato a fronte di successive poche condanne. A tale ultimo proposito, basterebbe ricordare che le legge prevede l’iscrizione di un procedimento per qualsiasi notizia di reato pervenga all’Autorità Giudiziaria. Il che è obbligatorio senza determinare effetti pregiudizievoli per la persona iscritta, anche quando la notizia è infondata e si deve poi provvedere alla archiviazione. Ma, a parte questo, potrà essere forse condivisibile uno sforzo per meglio tipizzare gli abusi penalmente sanzionabili, ma non può essere accettabile far cadere qualsiasi tipo di controllo giudiziario per sindaci ed altri amministratori pubblici, così da lasciarli liberi, ad esempio, in nome di discrezionalità senza limiti, di operare scelte favorevoli a persone a loro vicine o a società alla cui gestione sono interessati. Cosa si potrebbe dire, in tali casi, a cittadini meritevoli ed onesti o ad imprenditori corretti rispettivamente aspiranti ad un lavoro pubblico o ad una licenza? Molti altri esempi sarebbero possibili per dimostrare la possibile ulteriori crisi del buon andamento e dell’imparzialità della P.A., conseguenze prevedibili del principio in estensione del «meno controlli per tutti», già manifestatosi con l’intenzione di limitare l’efficacia dei controlli della giustizia amministrativa su alcune scelte del Governo. E tra l’altro, come è stato già rilevato, non si possono ignorare raccomandazioni e risoluzioni sovranazionali che la Costituzione ci impone di rispettare e che ci impongono – salvo la scelta di arrecare un vulnus all’Ue – di non abolire tout court quel reato che, come hanno ricordato magistrati esperti come Melillo e Ceccarelli, è previsto in tutti gli Stati membri dell’Unione e in molti altri Paesi, al pari del reato di traffico di influenze illecite, che punisce il mediatore tra interessi di un corruttore e di un pubblico ufficiale corruttibile, e per il quale si prevede, rispetto al testo vigente, una restrizione dell’ambito di punibilità.

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Famiglie fuorilegge, la procura di Padova impugna 33 atti di nascita di bimbi con due mamme

martedì, Giugno 20th, 2023

Laura Berlinghieri

PADOVA. Trentatré famiglie, e chissà quante altre ce ne saranno, che rischiano di venire cancellate da un atto giudiziario. I documenti stanno venendo notificati in questi giorni ad altrettante coppie di donne omosessuali di Padova. Contengono la richiesta della Procura, indirizzata al Tribunale, di rettifica dell’atto di nascita dei loro figli: eliminando il nome delle madri non biologiche, indicate come “secondo genitore”, e rettificando i cognomi dei bambini, togliendo quello della seconda mamma. Per una delle coppie il tribunale ha già fissato la data dell’udienza per la discussione del ricorso: sarà il 14 novembre.

«Per nostra figlia rischia di essere un trauma, in una fase delicata dello sviluppo. Non avrà più un fratello e una mamma» dice la madre biologica della bambina. La donna ha 40 anni, come la moglie; si sono sposate all’estero. La loro bambina ha quasi sei anni, l’anno prossimo frequenterà la prima elementare. Ha un fratellino, figlio della mamma non biologica. Dal 14 novembre, potrebbe non averlo più.
Dopo la richiesta, inviata ad aprile dalla Procura di Padova al Comune, su impulso del ministro dell’Interno Piantedosi, di ricevere tutti gli atti di nascita relativi ai bambini con due mamme, è arrivata la risposta del pm: la richiesta di rettifica di tutti i 33 documenti. Ed è una richiesta che amplia il raggio di quanto avvenuto a Milano, dove già quattro atti di nascita erano stati impugnati. Tutti successivi, però, alla pronuncia della Cassazione, che dal 30 dicembre scorso proibisce la trascrizione per i bambini con genitori gay.

La Procura di Padova invece è andata oltre, impugnando tutti gli atti dal 2017. Nel ricorso viene citata «la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione in materia», e, richiamando i compiti di vigilanza sullo stato civile attribuiti dal legislatore alla Procura della Repubblica, viene ritenuta «illegittima l’indicazione nell’atto di nascita in questione del nominativo» della mamma non biologica «quale secondo genitore». Se il tribunale dovesse accogliere la richiesta della Procura, dall’oggi al domani questi 33 bambini si ritroveranno formalmente orfani di uno dei loro genitori. Dall’oggi al domani, 33 mamme non saranno più nulla, per la legge italiana. Non potranno andare a prendere i figli a scuola, portarli dal medico, firmare le giustificazioni sul libretto scolastico. Il rapporto più solido spazzato via da un atto giudiziario.

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